Orto Botanico di Padova

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L’Orto Botanico di Padova fu fondato nel 1545 ed è il più antico orto botanico universitario ancora esistente nel luogo di origine.  Nacque come “giardino dei semplici”, luogo cui attingere piante medicinali a fini terapeutici o di studio. Il committente, Francesco Bonafede, era l’incaricato dell’Università di Padova per insegnare la “materia medica” nel 1543. Nel 1547 vennero introdotte quasi 2000 specie medicinali e in breve l’Orto divenne un modello per tutta Europa. Alla sua attività si deve l’introduzione in Italia di molte specie esotice, come le patate, il sesamo, i lillà, alcune magnolie. Nel 1997 l’Orto botanico di Padova è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. 

La struttura odierna  dell’orto mantiene sostanzialmente quella del progetto iniziale, opera di Daniele Barbaro: un quadrato inscritto in un cerchio. Tale forma rimanda all’ideale di hortus conclusus, luogo paradisiaco destinato ad accogliere coloro che ricercassero il rapporto tra l’uomo e l’universo. L’orto ha attualmente una superficie di quasi 22000 mq e ospita oltre 6000 piante coltivate.
Un alto muro circolare, che corre lungo tutto il perimetro dell’orto, venne fatto costruire nel 1552 per arginare i furti di erbe medicinali.
All’interno lo spazio è suddiviso in quattro spalti che contengono, a loro volta, diverse aiuole. Al centro una piscina per le piante acquatiche viene alimentata da un fiotto d’acqua calda proveniente da una falda posta a quasi 300 m sotto il livello dell’orto. Numerose sono le piante introdotte per la prima volta in Italia attraverso l’orto botanico, fra queste il Ginkgo biloba, la magnolia (Magnolia grandiflora), la patata (Solanum tuberosum), il gelsomino (Jasminum spp.), Acacia spp., e il girasole (Helianthus annuus). Attualmente sono custodite collezioni di piante medicinali e velenose, piante carnivore (ubicata nella prima delle serre ottocentesche, appena prima della porta Nord, lungo il viale delle serre), piante grasse, orchidee, piante acquatiche, piante alpine, piante mediterranee e piante tipiche del Triveneto.

La pianta più antica ancora presente nell’Orto botanico patavino è uno spettacolare esemplare di palma di S. Pietro (Chamaerops humilis)  messa a dimora nel 1585,  è universalmente nota come “Palma di Goethe” da quando il grande poeta tedesco, dopo averla ammirata nel 1786, formulò la sua intuizione evolutiva nel “Saggio sulla metamorfosi delle piante” pubblicato nel 1790. La palma si trova all’interno dell’Hortus sphaericus, in una apposita serra ottagonale situata presso la porta Nord, nel settore delle piante medicinali. Questa protezione le ha permesso di sviluppare vari fusti che raggiungono un’altezza di circa 10 metri, per cui venne a lungo indicata come Chamaerops humilis var. arborescens, varietà non più riconosciuta. Chamaerops humilis è l’unica palma attualmente spontanea in Europa; all’inizio dell’Era Terziaria (circa 65 milioni di anni fa) in tutta l’Europa meridionale era invece diffusa una flora di tipo tropicale, grazie a condizioni climatiche completamente diverse dalle attuali. Poichè solitamente cresce assai meno rispetto alle altre palme coltivate per ornamento, viene chiamata anche “palma nana”. Cresce spontanea lungo le coste del Mediterraneo occidentale in formazioni a macchia piuttosto degradata, spesso anche in luoghi inaccessibili; come scrive anche Cicerone un tempo in Sicilia, prima dell’introduzione del frumento, i suoi germogli venivano cotti e mangiati, usanza che persiste ancora in Algeri,mentre le parti sotterranee venivano ridotte in farina; le sue foglie inoltre sono state e sono ancora utilizzate per la produzione di scope e di funi, ma soprattutto come materiale da imbottitura. Ad attirare l’attenzione di Goethe è è il fatto che le foglie basali sono intere, quelle intermedie iniziano a dividersi lungo le nervature, fino a sfrangiarsi in un ventaglio di lacinie lineari nelle foglie superiori.

Tra le collezioni presenti ricordiamo quella formata da piante medicinali, che richiamano gli scopi della fondazione dell’Orto che raggruppa su base scientifica le specie velenose e spontanee coltivate a scopo estetico, quella di rampicanti – nell’Orto Antico – formata da piante affascinanti come, i glicini e le bougainville, ma anche quella delle piante acquatiche che crescono nelle vasche dell’Orto Antico e nella vasca del Giardino della Biodiversità, dove cresce ad esempio la Victoria cruziana, dalle grandi ed ampie foglie adagiate sul pelo d’acqua.

 

Verso il futuro

Nel settembre 2014 è stato inaugurato il Giardino delle Biodiversità, un’enorme serra in vetro e acciaio lunga 110 m, per una superficie totale di 1,5 ettari. All’interno di questa struttura si articolano tre diversi percorsi: il primo, “La pianta e l’ambiente”, è costituito da una raccolta di oltre 1300 specie tipiche della foresta pluviale tropicale, foresta tropicale subumida e savana, del clima temperato e mediterraneo, del clima arido, della tundra artica, tundra alpina e Antartide; all’interno dei 5 differenti ambienti, le specie presenti, alcune rarissime, come Franklinia alatamatha, estinta in natura, e Welwitschia mirabilis, che cresce solo nel deserto della Namibia, sono suddivise per origine geografica, rendendo così di facile comprensione l’habita da cui provengono.

Il secondo percorso, “La pianta e l’uomo”, tramite pannelli, filmati e reperti racconta il pianeta dal punto di vista delle forme di vita vegetali indagando il loro ruolo  nel rapporto con l’uomo. Infine, “La pianta nello spazio” affronta il tema delle condizioni di vita extra-terrestre e degli effetti che l’inquinamento e l’intervento dell’uomo producono sulle specie vegetali.

Oltre che per la ricchezza e spettacolarità botanica, le serre sono particolari per  l’innovazione dell’impianto,  la totale autosufficienza di acque e energia, le soluzioni tecnologiche avveniristiche qui sperimentate, anche con il concorso della Nasa. Sensori nascosti nel terreno registrano i parametri di umidità luce, arie e azionano i sistemi di irrigazione, nebulizzazione, le aperture delle finestre che si aprono e chiudono da soole, i tendaggi e i pannelli radianti; l’aria viene ripulita dagli agenti inquinanti da una vernice fotocatalitica applricata alle superficie opache; l’acqua fredda viene pescata da una vasca di 450 metri cubi che raccoglie la pioggia, mentre l’acqua calda viene pescata da un pozzo artesiano a 248 metri di profondità.

In riconoscimento  di questo progetto e della lunga storia dell’Ateneo di Padova,  è nata una partnership con EXPO 2015 che ha offerto uno spazio espositivo all’Orto botanico nel Padiglione Italia.

 

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Contatti

Via Orto Botanico, 15 - Padova(PD)

049 8272119

http://www.ortobotanico.unipd.it

Altre info

Intero 5,00 euro; ridotto (gruppi di almeno 10 persone, over 65) 4,00 euro; studenti 2,00 euro; famiglia (fino a 4 persone, massimo 2 adulti) 10,00 euro; gratuito per bambini 0-6, portatori di handicap e accompagnatore, studenti e personale UNIPD

Tutto l'anno

Periodo estivo: 9.00-18.00; periodo invernale: 9.00-15.00

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